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Sportivo professionista.

Che io vinca o perda, mi impegno sempre al massimo e affronto ogni allenamento con disciplina, passione e la voglia di spingermi oltre i miei limiti. Come Sportivo professionista mi sforzo di meritare il titolo di fuoriclasse e di restare sul podio. Ma ciò che conta davvero è comunque distinguersi.

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INTERVISTA A FEDERICO CECCHERINI E CAROLA NERI

Chi è e come è cresciuto Federico Ceccherini?

«Sono un ragazzo nato con il pallone tra i piedi.

Uno dei primi regali di mio babbo fu proprio il pallone.


L’ho amato fin da subito.

Ogni occasione, ogni luogo era buono per giocarci.

Con babbo andavamo nei parchi: lui si metteva in porta e io gli facevo i tiri.

E durante le competizioni di danza di mia sorella, mentre mamma guardava le sue esibizioni, io andavo a giocare nei parcheggi con babbo.

Ho avuto la fortuna di avere amici che hanno condiviso con me la passione per il calcio: il pomeriggio andavamo agli allenamenti e la mattina partitella alla chiesa dei Salesiani.

Dopo due anni di Primavera nel Livorno, nell’estate 2011 fui mandato in prestito alla Pistoiese in serie D, dove collezionai 34 presenze.

Avevo perso la speranza di sfondare, ma in realtà fu la vera e propria svolta.

L’anno successivo tornai a Livorno e feci un’ottima preparazione, il mister Davide Nicola credette subito nelle mie qualità e fui aggregato alla prima squadra.

Un’annata da incorniciare: 31 presenze, promozione in serie A e infine la ciliegina sulla torta con la chiamata della nazionale Under 21 allenata da Di Biagio».


Qual è il tuo rapporto con la città di Livorno?

«Ho sempre avuto un bellissimo rapporto con la mia città, però ho due grandi rimpianti. Uno risale alla fine della mia prima stagione di serie A: avevo tante richieste da squadre importanti ma Spinelli bloccò il mio trasferimento, fu un duro colpo, pensavo che non volesse farmi fare il salto della definitiva consacrazione.


Il secondo rimpianto è forse quello che mi fa più male: l’addio al Livorno nel 2016, ma Nicola mi voleva a Crotone e io non potevo proprio rifiutare, era l’occasione della vita».


Qual è la partita che ti ha emozionato di più?

«Ti dico la verità.

È Crotone-Lazio, la partita che ci regalò la salvezza all’ultima giornata: resterà per sempre nel mio cuore e nella mia mente.

Avevamo chiuso il girone di andata a 9 punti, la salvezza sembrava impossibile.

E invece… A 6 giornate dalla fine del campionato avevamo 12 punti di distacco dall’Empoli: non potevamo più sbagliare, infatti perdemmo solo a Torino contro la Juventus.

È stata davvero una favola vedere che i tifosi di tutta Italia ci scrivevano per darci la carica. Erano tutti dalla nostra parte.

Abbiamo scritto la storia con cuore, grinta e determinazione, non certo per qualità tecniche o budget a disposizione. Con la Lazio vincemmo 3-1 grazie a una doppietta di Nalini e a un gol di testa di Falcinelli, mentre l’Empoli perse 2-1 a Palermo. E per noi fu salvezza».


Il mister a cui sei più legato?

«Senza dubbio Davide Nicola.


Lo sapete, non ha avuto alcun dubbio nel lanciarmi in prima squadra a Livorno.

Ma ho sempre avuto ottimi rapporti con gli allenatori, anche negli ultimi due anni a Firenze che comunque non sono stati fortunatissimi.

Anche con Juric, qui a Verona, mi trovo benissimo, non tanto perché sto giocando con continuità ma soprattutto per come ti prepara alla partita: giustamente insiste sul fatto che non dobbiamo aver paura di niente e di nessuno.

Con Juric si gioca sempre a viso aperto».


Qual è il sogno che non hai ancora realizzato?

«Il vero grande sogno resta l’esordio in Nazionale maggiore.


Un altro grande desiderio è quello di riuscire a vincere un trofeo».



CAROLA



Come vi siete conosciuti?

Quando hai capito che sarebbe scattata la scintilla giusta? «Ci siamo conosciuti verso la fine del 2014.


Premessa: siamo entrambi di Livorno, ma non avevamo mai avuto occasione di vederci o salutarci. Strana la vita… Abbiamo iniziato a sentirci sui social, su Messenger.

Lui mi scriveva spesso, io ero a Milano a studiare ed ero molto stressata perché stavo preparando un esame.

Ecco, all’inizio Federico era la mia “piacevole distrazione”.

Io ho la passione per il cibo e i ristoranti.

Una domenica pomeriggio, mentre stavo preparando del materiale per gli studi, mi chiama.

“Preparati, sto venendo da te: ti porto fuori a cena», mi dice.

Lì scattò il primo bacio.

Poi mi fece un’altra sorpresa: a Capodanno andai con le mie amiche a Siviglia, lui si fece trovare sull’aereo e venne con noi.

Successivamente abbiamo continuato a sentirci, ma da semplici amici, per un po’ di tempo. Quando poi lui venne da me e mi disse che non poteva più gestire un rapporto a distanza, mi scattò qualcosa in testa: avevo troppa paura di perderlo e allora decisi di mollare tutto per seguirlo a Crotone».


Come si comporta Fede in casa?

«Bene, dai… Gli ho assegnato due compiti in particolare: buttare via la spazzatura e aiutarmi ad apparecchiare, al resto ci penso io.

Però negli ultimi due anni a Firenze non era tranquillo e si sfogava alla PlayStation.

Quanto mi ha fatto arrabbiare… Io sono una che non si accontenta, mi spaventa l’abitudine e mi fa sempre piacere avere attenzioni».


Quali sono i lati positivi e quelli negativi di essere la compagna di un calciatore?

«I lati positivi sono tanti. Nonostante Federico si alleni tutti i giorni, abbiamo molto tempo libero per noi e siamo più fortunati di altre coppie che fanno altri lavori.

Abbiamo anche dei trattamenti speciali, ma questo lo vedo come un lato negativo: a me non piace, ti vedono solo come la “compagna di” e non per quello che sei veramente.

Un altro aspetto negativo è l’instabilità, d’altronde sei sballottato da una città all’altra: è bello perché si conoscono posti nuovi e persone che diventano punti di riferimento della tua vita, ma poi sei costretto a starci lontano».


Progetti futuri?

«In primis il matrimonio.

Dovevamo sposarci a giugno, ma purtroppo per via della pandemia non è stato possibile: abbiamo rimandato tutto a giugno del prossimo anno, sperando che la situazione migliori. Poi sì, abbiamo intenzione di allargare la famiglia.

Intanto è arrivato il nostro cagnolino Zenzero…».


Come vi vedete tra 10-15 anni?

«Io vedo ovviamente una bella famiglia con Fede.

Spero di poter realizzare tutti i miei sogni.

A Milano mi sono laureata all’università di moda e fotografia, ora sono tornata a studiare e faccio anche dei corsi di recitazione e arredo.

Di sogni nel cassetto ne ho tanti, vedremo in futuro.

Il mio punto di riferimento resta Federico, però deve buttare via quella PlayStation…


Il suo futuro?

Una volta finita la carriera da calciatore, vorrebbe diventare allenatore».


Giacomo Bartoli


1 Kommentar


tommaso.nuzzi
30. Nov. 2020

Ottima intervista!

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